Abstract:
In Italia, nell’ultimo biennio degli anni Sessanta, i problemi della follia e delle miserabili condizioni di vita in cui versavano migliaia di internati nei manicomi divennero temi predominanti. Infatti, si sviluppò in quegli anni una forte tendenza in senso abolizionista attorno al problema manicomiale; una tendenza che aveva fra le sue molteplici origini una critica radicale nei confronti del manicomio condotta con passione da Franco Basaglia . Il famoso psichiatra veneziano, sin dai tempi del suo incarico di Direttore del Manicomio goriziano si era messo al lavoro in quella realtà “sviluppando quella grande capacità di indignarsi che fu una delle sue qualità umane più profonde” . Capacità sviluppata a seguito della presa di coscienza relativa allo scollamento tra gli studi universitari effettuati e la realtà manicomiale.Fu, quindi, a partire dall’ultimo biennio degli anni Sessanta che iniziarono i lenti, ma profondi cambiamenti che investirono l’istituzione manicomiale e la psichiatria in genere. Purtroppo, però, le idee di Basaglia si concretizzarono, anche se parzialmente, solo con l’ approvazione ed emanazione della Legge 13 maggio 1978, n. 180 “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. Nonostante siano passati quasi quarant’ anni dall’ emanazione della legge n. 180/1978, la malattia mentale è ancora fonte di stigma sociale ed isolamento per le persone che ne sono affette e per le loro famiglie, nel caso in cui esse siano presenti; per questo motivo è fondamentale promuovere l’apertura e la conoscenza della follia alla società tutta, come auspicato da Basaglia. Un modo per fare entrare in contatto la popolazione e, quindi il territorio, con chi è affetto da una patologia mentale è l’affido familiare.