Abstract:
Nel mondo classico il mostruoso rappresenta la rottura di un paradigma noto e condiviso di normalità. Esso infrange le classificazioni tradizionalmente accettate, costituendo nel suo complesso l’alterità nei confronti del consueto funzionamento di un dato sistema culturale ed è, in quanto tale, come questo in continuo mutamento nella sua definizione. Al tempo di Luciano di Samosata e della Seconda sofistica si assiste ad una vera ‘invasione dei mostri’: gli ibridi mostruosi mutano il proprio statuto, e le loro apparizioni non sono più accompagnate da ansia e timore, ma da fascinazione e curiosità, trasformandoli in oggetti per fare spettacolo e attrarre la folla. Quando Luciano parla di ippocentauri, ircocervi e altri ibridi simili, non sta alludendo genericamente al mito, ma servendosi di quelle creature mostruose che abbondano nella letteratura del suo tempo. Muovendo da queste premesse, la mia indagine si propone di analizzare, con particolare interesse nei confronti della Storia Vera, le diverse manifestazioni del mostruoso nella parodia lucianea, e l’uso che Luciano fa dell’ibrido come strumento metapoetico per rappresentare la sua stessa opera e la sua mixis.