Abstract:
Siviglia, quarta città della Spagna per numero di abitanti e considerata come il centro artistico, culturale, finanziario e sociale del sud del paese, fa del turismo culturale la principale fonte d’entrate insieme al turismo religioso. Il ricco patrimonio artistico di cui Siviglia è in possesso conta di alcuni monumenti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1987, divenendo così oggetto di visita da parte di milioni di turisti ogni anno.
Nella città di Siviglia, il turismo religioso può essere ritenuto una sottocategoria all’interno di quello culturale, entrambi “praticabili” in qualsiasi periodo dell’anno. La Semana Santa è il più importante avvenimento religioso e folkloristico del mondo, seguito dalla Feria de Abril, una delle celebrazioni folkloriche più importante di tutta la Spagna e una delle principali attrazioni turistiche di Siviglia. Non ultima, la Vía de la Plata, il più lungo cammino di pellegrinaggio (1000 km) che proprio da Siviglia conduce fino a Santiago de Compostela.
Se dal punto di vista artistico e religioso a Siviglia non è mai mancato nulla, a mancarle fino ai primi anni Novanta dello scorso secolo erano infrastrutture (trasporti e comunicazioni in particolare) adeguate, che in una città turistica sono fondamentali. L’organizzazione, proprio nella città di Siviglia, dell’Esposizione Universale del 1992 sembrò costituire il punto di svolta, un’occasione per colmare le lacune infrastrutturali, per recuperare aree abbandonate (come ad esempio la Isla de la Cartuja, sul cui terreno nacque l’Expo), per farsi conoscere al mondo intero e per attirare ancora più turisti. In effetti, con l’Expo, Siviglia iniziò ad essere conosciuta ancora di più e si trasformò in una città nuova. La maggior parte degli investimenti pubblici fu destinata alle infrastrutture per migliorare l’accessibilità (di Siviglia in primis – linea metropolitana, aeroporto internazionale e strada statale -, ma anche dell’intera regione, l’Andalusia – treno ad alta velocità AVE), ma il turismo non fu uno degli obiettivi del governo, non venne tenuto in considerazione; di conseguenza le installazioni dell’Expo mai sarebbero state destinate ad uso turistico una volta conclusosi l’evento ma solamente imprenditoriale, cosa che andò a discapito dei flussi turistici che avrebbero potuto aumentare. Però, la verità è che pochissime installazioni oggi sono sede di imprese perché la maggior parte versa ancora in stato di abbandono o vittima della speculazione. Lo stesso si può dire del Monorraíl e della Telecabina, utilizzati durante l’evento come mezzo di trasporto e che avrebbero potuto continuare ad essere usufruiti dal punto di vista turistico.
A sostegno del fatto che nulla si fece per il turismo post-expo lo testimonia anche la mancanza nell’offerta turistica sivigliana di attività relazionate all’Expo stessa o itinerari che ne ripercorrano i luoghi più emblematici.
Si può dire che sia stato fatto molto per il “durante” dell’evento ma che non sia stato pensato correttamente quale potesse essere il destino di quei 215 ettari di installazioni. La grave crisi economica del 1993 di certo non migliorò la situazione.
Solo con il passare degli anni ci si rese conto che era necessario agire per recuperare ciò che era stato abbandonato; bisognava mantenere viva la memoria di un evento che per quasi sei mesi riunì tutto il mondo a Siviglia; qualcosa è stato fatto ma non è ancora abbastanza.
Con questa tesi si dimostrerà dunque come una città già fortemente turistica come Siviglia non abbia saputo fare dell'eredità di un evento importante quale un'Expo un'opportunità per ampliare la propria offerta (che poteva andare al di là del turismo culturale e religioso). Il mio essermi recata a Siviglia mi ha permesso di testimoniare qual è effettivamente la situazione oggi.