Abstract:
Nata dalla passione per la letteratura di guerra, questa breve ricerca prende avvio dal concetto di elegia, analizzata attraverso l’ausilio di tre termini fondamentali e costitutivi di essa, quali malinconia, compianto e felicità (prima parte).
Successivamente l’analisi verte su due testi, Giorni di guerra di Giovanni Comisso e Guerra del ‘15 di Giani Stuparich: questi autori, accomunati dall’esperienza della Prima Guerra Mondiale, vedono una comune matrice nell’organizzazione del testo (struttura del diario), ma presentano poi alcune differenze a livello linguistico ed espressivo, dovute per lo più a un carattere estroverso nel primo e uno più riflessivo nel secondo; altro aspetto determinante è il ritorno di ambedue sui luoghi d’infanzia, in quei luoghi che li hanno visti crescere, ma trasformati ora in una trincea piena di sacchi e di filo spinato (seconda parte).
La terza parte vede un confronto su alcuni aspetti dei diari analizzati precedentemente (tempo, luogo, aspetto linguistico), importanti per un inquadramento generale del singolo testo e una comprensione più ampia.
Viene quindi confermata l’ipotesi iniziale: la scelta dell’elegia come elemento fondamentale e connotativo del testo, che va a caratterizzare il tono con cui gliautori si approcciano alla rielaborazione degli appunti; dunque testi semplici linguisticamente ma complessi dal punto di vista psicologico, poiché vedono il coinvolgimento diretto di due figure alquanto sfaccettate e variegate.