Abstract:
Con questo studio mi propongo di indagare la formazione degli studenti di Medicina e Chirurgia dell’Università di Udine attraverso le narrazioni che alcuni di essi, appartenenti alla classe dei nati nel 1990, han voluto concedermi della propria esperienza all’interno dell’istituzione ospedaliera e universitaria.
Come emerge dalle testimonianze, il percorso di studi a Medicina sembra organizzato ad arte per formare professionisti che possano inserirsi senza attrito negli ingranaggi del sistema sanitario nazionale. La formazione è segnata particolarmente dalla competizione tra gli studenti e da un senso costante di precarietà e insicurezza dovuto alla pressione degli esami incombenti e alla necessità di provare costantemente la propria abilità nello studio non solo ai docenti quanto soprattutto ai compagni. L’esperienza più spesso riferita dai miei interlocutori è quella di un’ansia angosciosa, costante e sine remedio, che viene accolta come parte integrante del palinsesto prestabilito di esperienze formative che compongono il curriculum studiorum: questa sofferenza accompagna l’ingresso dello studente al ‘mondo medico’, segnandone dapprima il corpo, il carattere e le posizioni e addomesticandone man mano l’immaginario. Il sollievo nel raccontare le proprie storie ha sottolineato come l’autonarrazione possa essere un potente strumento di rielaborazione di un periodo della vita che viene rappresentato quanto meno come traumatico da una buona percentuale di studenti interrogati. Questa tesi prova a dar voce ad una minoranza senza parole che vive una sofferenza inutile e pericolosa, e vuole suggerire la necessità di prendersi cura della salute (intesa come fisica, psichica, sociale e spirituale) del futuro personale sanitario affinché possa mettersi a servizio della comunità.