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In uno scenario dominato oramai dalle tecnologie e dai nuovi formati digitali, le biblioteche pubbliche si trovano davanti ad un’importante sfida: tra la completa trasformazione delle sue funzioni e l’ampliamento della sua mission all’interno della società dell’informazione.
In questo elaborato, partendo dalle politiche comunitarie previste dall’unione europea e accolte da molti Stati Membri, anche la Regione del Veneto si è impegnata, negli ultimi anni, a realizzare nuovi piani di riferimento, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale, attraverso l’adozione e l’applicazione di tre progetti: l’agenda digitale del Veneto, la banda larga e, recentemente, della banda ultra larga ed infine, il progetto mirato alla creazione dei centri di pubblico accesso p3@ all’interno di varie istituzioni, tra cui le biblioteche pubbliche.
Tali progetti hanno un obiettivo specifico, azzerare questa che può essere considerata una vera forma di disuguaglianza sociale (digital divide), tra chi ha competenze digitali e chi non ne ha, tra chi ha la possibilità economica di avere comodamente a casa propria l’accesso a tutte le informazioni e chi, ovviamente, vive fuori, marginalizzato perché non ha possibilità sufficienti o completamene assenti, di potersi informare.
Nel mondo digitale, in cui oggi viviamo, l’accesso alla tecnologia non è più un elemento secondario della vita quotidiana ma è un presupposto eccezionale per garantire ad ogni individuo di poter conoscere e scegliere verso quali fonti informative orientare la propria attenzione.
Biblioteche e centri P3@, assieme, portano avanti questo obiettivo dal 2010, con la finalità di sviluppare una società democratica e libera da barriere che limitano la possibilità degli individui ad informarsi.
Grazie ai centri P3@, la biblioteca pubblica può offrire servizi e attività aggiuntive senza gravare sulla responsabilità dei bibliotecari, i quali, prima di tutto devono garantire il prestito a tutti, senza discriminazioni, e accompagnare gli utenti nella ricerca e offrire un servizio di reference degno di essere chiamo tale; questo perché i bibliotecari, nonostante si siano trasformati in referenti principali dei centri, non sono soli, in quanto coadiuvati da altre figure, come i volontari che impiegano il proprio tempo libero e le loro conoscenze per insegnare l’utilizzo di hardware e software a tutti gli individui che necessitano di questa formazione, agli anziani per esempio.
Nell’era digitale, la maggioranza degli individui, in particolare gli studenti e i cosiddetti nativi digitali, cercano le più svariate informazioni nel web senza avere la capacità di valutarli e usarli correttamente. Il bibliotecario si trova investito di una nuova mission: non è solo un semplice mediatore tra cittadini e le risorse, ma si sta trasformando in educatore, nel senso che non ha l’obbligo di imporre certe tipologie di letture o consigliare cosa leggere e cosa no, ma un educatore inteso come colui che contribuisce alla crescita umana e che aiuta ad includere tutti i cittadini nella società, rendendoli partecipi alle attività della biblioteca e accompagnandoli nell’acquisizione di nuove abilità digitali e nella ricerca delle informazioni all'interno del mare oscuro della Rete, come un faro nella notte. |
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