dc.contributor.advisor |
Giannasi, Matteo |
it_IT |
dc.contributor.author |
Tasi, Francesca <1993> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2017-06-21 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2017-09-29T12:59:24Z |
|
dc.date.issued |
2017-07-07 |
it_IT |
dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/10633 |
|
dc.description.abstract |
L’organizzazione delle Nazioni Unite UNESCO, nella sua volontà di “aiutare nella conservazione, nel progresso e nella diffusione del sapere, vigilando alla conservazione e alla tutela del patrimonio universale rappresentato da libri, opere d’arte ed altri monumenti d’interesse storico o scientifico”, ha iniziato, a partire dalla Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità del 1972, a stilare una lista di siti di eccezionale valore universale tale da richiedere piani di gestione per assicurarne la tutela per la comunità mondiale e le future generazioni.
L’inserimento nella World Heritage List comporta un riconoscimento internazionale che può favorire lo sviluppo territoriale, del tessuto socio-economico e soprattutto del settore del turismo, dal momento che la certificazione UNESCO può essere vista come un marchio di qualità.
Tuttavia, ogni destinazione ha le sue dinamiche interne e di conseguenza l’impatto del brand UNESCO può variare: può passare da semplice conferma del prestigio di destinazioni consolidate come nei casi di Venezia, Firenze e Parigi ad un fattore rilevante per l’attrazione di turisti nei casi di Mantova, Ferrara, Córdoba e i Castelli della Loira; da brand scarsamente pubblicizzato e spesso sconosciuto alla popolazione stessa come le Dolomiti e l’Orto Botanico di Padova a riconoscimento oscurato dal turismo balneare come nel caso del complesso nuragico di Barumini.
Partendo da un quadro teorico sull’UNESCO e le sue mansioni, l’elaborato si pone l’obiettivo di analizzare alcuni casi studio di gestione di siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità per capire se la certificazione UNESCO sia valida per la valorizzazione del patrimonio culturale e se possa essere considerata un brand, approfondendone l’utilizzo nella sua applicazione pratica ai beni inseriti nella WHL e le funzioni svolte all’interno delle dinamiche turistiche di tali destinazioni. La ricerca porterà quindi ad indagare la possibile esistenza di principi e condizioni particolari in base ai quali sia possibile stabilire in quali casi l’inserimento nella World Heritage List funzioni come strumento di valorizzazione del Patrimonio dell’Umanità. |
it_IT |
dc.language.iso |
it |
it_IT |
dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
it_IT |
dc.rights |
© Francesca Tasi, 2017 |
it_IT |
dc.title |
Il brand Unesco: valido strumento per valorizzare il patrimonio culturale?
Riflessioni in ottica turistica |
it_IT |
dc.title.alternative |
Il brand UNESCO: valido strumento per valorizzare il patrimonio culturale? Riflessioni in ottica turistica |
it_IT |
dc.type |
Master's Degree Thesis |
it_IT |
dc.degree.name |
Sviluppo interculturale dei sistemi turistici |
it_IT |
dc.degree.level |
Laurea magistrale |
it_IT |
dc.degree.grantor |
Dipartimento di Economia |
it_IT |
dc.description.academicyear |
2016/2017 sessione estiva |
it_IT |
dc.rights.accessrights |
closedAccess |
it_IT |
dc.thesis.matricno |
841505 |
it_IT |
dc.subject.miur |
L-ART/04 MUSEOLOGIA E CRITICA ARTISTICA E DEL RESTAURO |
it_IT |
dc.description.note |
|
it_IT |
dc.degree.discipline |
|
it_IT |
dc.contributor.co-advisor |
|
it_IT |
dc.date.embargoend |
10000-01-01 |
|
dc.provenance.upload |
Francesca Tasi (841505@stud.unive.it), 2017-06-21 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Matteo Giannasi (giannasi@unive.it), 2017-07-03 |
it_IT |