Abstract:
Lo spettro della guerra dell’Asia e del Pacifico (1931-1945) continua ad influenzare il Giappone e la sua politica estera. Fu durante questo periodo che avvennero i crimini di guerra perpetrati dai militari giapponesi contro i prigionieri di guerra e i civili nelle zone occupate. Nella prima parte della tesi vengono affrontate le tematiche che portarono alla commissione di tali crimini. A metà Ottocento il Giappone si aprì alle relazioni con le potenze occidentali e cercò di attuare una politica che lo portasse ad ottenere un ruolo paritario a queste nazioni intraprendendo una politica di conquista in Asia Orientale. Per fare questo si dotò di un esercito moderno che sostituiva al tradizionale codice samurai, fondato sugli antichi valori di fedeltà e coraggio, un sistema militare sempre più rigido e violento che culminò con il comportamento dei soldati giapponesi durante la guerra. A seguito della sconfitta giapponese le forze alleate istituirono il Tribunale di Tokyo che, assieme a tribunali minori, si occupò di sottoporre a processo i criminali di guerra giapponesi. Nell’arco del processo alcune questioni vennero tralasciate e le vittime dei crimini non ottennero giustizia né i dovuti risarcimenti. A partire dagli anni Novanta le vittime asiatiche dimenticate cominciarono a richiedere al governo giapponese scuse ufficiali e le dovute riparazioni, mettendo nuovamente il governo giapponese dinanzi alle proprie responsabilità della guerra dell’Asia e del Pacifico.