Abstract:
Questo progetto di ricerca nasce dalla particolare percezione di stress e di malessere percepita dallo scrivente candidato nell’esercizio della professione di assistente sociale in questo particolare momento storico, in cui l’organizzazione di appartenenza (ULSS 10 Veneto orientale), che rispecchia il panorama nazionale, a fronte di una sempre più elevata complessità (intesa come interazione di una molteplicità di aspetti etici, politici, tecnici e legali) aumenta l’incertezza : l’assistente sociale opera in contesti incerti e mobili sulla base di informazioni scarse e contraddittorie; situazioni imprevedibili che richiedono un continuo adattamento ai rapidi cambiamenti della vita delle persone (“Reazione umana spontanea a situazioni di squilibrio: ci disturbano, ci mettono ansia, ci fanno soffrire, spingendoci a tentare interventi immediati che in qualche modo “rimettano tutto in ordine” Manoukian 1980). L’AS è continuamente chiamato a muoversi dentro a questa complessità, a misurarsi con l’incertezza delle situazioni e con le contraddizioni del sistema cui appartiene, per operare delle scelte sulla base di valutazioni.
Si intende quindi condurre un’indagine sulla condizione di benessere personale e lavorativo degli assistenti sociali che operano nel territorio del Veneto orientale, in rapporto all’organizzazione di appartenenza (rappresentata in questo contesto dall’amministrazione pubblica). La finalità generale della ricerca è, quindi, l’analisi della condizione lavorativa e la presenza di burn-out negli assistenti sociali, l’analisi degli aspetti organizzativi degli enti e il legame tra questi tre aspetti.
L’ipotesi di partenza è che, se nelle professioni di aiuto in generale esiste un rischio di burn-out causato dal rapporto quotidiano col portatore di bisogni, nel caso dell’assistente sociale questo rischio sia connesso al rapporto con la propria organizzazione. La ricerca si colloca, pertanto, in quel settore di studi che riguardano la psicologia del lavoro, la psicologia dell’organizzazione, l’organizzazione dei servizi sociali, con una particolare attenzione agli aspetti deontologici della professione. Gli studi in materia di benessere/malessere lavorativo mostrano che nell’odierna realtà esiste una "discrasia" di ruolo dell’assistente sociale, ovvero tra quello formativo, connesso alla teoria, spesso di origine anglosassone, e quello richiesto dal mercato del lavoro. Nel campo delle professioni di aiuto, diversamente da quello della produzione classica, atteggiamenti psicologici del lavoratore, condizioni del processo lavorativo e oggetto dell’attività vengono ad essere compresi in un unico sistema concettuale in interdipendenza reciproca.