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Lo studio esposto all'interno dell’elaborato è volto ad una disamina della complessità anzitutto in quanto nozione sorta all’interno di un ambito multidisciplinare nel corso del ventesimo secolo ed inoltre in quanto orientamento di pensiero e possibile nuovo "paradigma", ed altresì in quanto atta ad essere intesa in qualità di "atto estetico". All’interno del primo capitolo viene svolta una disamina della nozione di complessità; successivamente, il testo procede con una presa in esame dei diversi approcci per mezzo dei quali è stato possibile scandagliare la nozione di complessità e delle varie concettualizzazioni che hanno fatto seguito a questi studi. Si discute, ad esempio, dei lavori di autori quali Ilya Prigogine, Ludwig von Bertalanffy, Heinz von Foerster, Humberto Maturana e Francisco Varela. Il secondo capitolo è dedicato alla trattazione dei cambiamenti epistemologici intervenuti a seguito dell’azione di un’ottica complessa. Viene altresì presa in esame la fattibilità di un possibile “paradigma” della complessità, dove la nozione di “paradigma” viene intesa in ottica kuhniana. Sempre nel corso del secondo capitolo si procede ad una trattazione dei risvolti epistemologici intervenuti a seguito dell’introduzione della “complessità”, per mezzo delle testimonianze di alcuni degli autori che si sono rivelati protagonisti di questo cambiamento. Fra gli autori citati troviamo, ad esempio, Isabelle Stengers, Ilya Prigogine, Heinz von Foerster, Mauro Ceruti, Jean-Louis Le Moigne, Henri Atlan. Il terzo capitolo è dedicato alla disamina del pensiero di due autori fondamentali all’interno dell’ottica della complessità, ovvero: Edgar Morin e Gregory Bateson. Del primo viene presa in esame la nozione di “pensiero complesso”, che viene trattata dalla sua genesi fino ad una sua possibile attuazione, così come ipotizzata dallo stesso autore. Per quanto concerne invece Bateson, viene esaminato l’ “approccio sistemico” da lui ipotizzato, con un breve accenno al concetto di “double bind”. Infine, nel corso del quarto ed ultimo capitolo si procede ad una disamina della complessità intesa come "atto estetico", ovvero in quanto atto qualitativo volto ad evidenziare l’unità rilevabile all’interno dell’ambiente all’interno del quale ci collochiamo. |
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