Abstract:
Con questa tesi, ‘Thackeray’s Barry Lyndon: Genesis, Structure, Sources, and the Concept of Anti-Hero in Barry Lyndon’, si vuole analizzare l’opera di un grande autore del 1800, William Makepeace Thackeray. Il titolo originario dell’opera in questione era ‘The Luck of Barry Lyndon: A Romance of the Last Century’, che fu pubblicata nell’anno 1844, nella rivista inglese ‘Fraser’s Magazine’ a puntate, a partire dal mese di gennaio per terminare nel mese di dicembre, sotto lo pseudonimo Fitz-Boodle. Non avendo riscosso molto successo, per i successivi dodici anni, l’opera passò nel dimenticatoio, e solo nel 1856, Thackeray la ripubblicò nelle ‘Miscellanies’, revisionandola e cambiandone il titolo in: ‘The Memoirs of Barry Lyndon, Esquire of the Kingdom of Ireland’.
La tesi è suddivisa in tre macro capitoli principali.
Nel primo capitolo si analizzano la biografia dell’autore, la storia della pubblicazione del romanzo e la sua trama. Nell’analisi della struttura generale del romanzo, vi è un breve excursus sullo stile narrativo dell’opera e sulle ambientazioni storico-geografiche del novel in questione.
Nel secondo capitolo vengono analizzate le fonti principali di ‘Barry Lyndon’, con focus sull’importanza della letteratura dei rogues (vedere ad esempio le opere di Defoe, Fielding, Smollet), dalla quale Thackeray prese la sua principale fonte di ispirazione. Nel capitolo si mette in luce quanto l’utilizzo della letteratura dei rogues sia un mezzo fondamentale per la mediazione della satira sociale e morale che Thackeray fa della società Vittoriana.
Sono analizzate in particolar modo le storie di Andrew Robinson Stoney e di Jonathan Wild, due importanti figure nella storia britannica del 18° secolo. Per quanto riguarda la storia di Stoney non vi sono certezze di come Thackeray ne fosse venuto a conoscenza, mentre di Jonathan Wild si sa che Thackeray ha mediato la sua storia attraverso la lettura dell’opera del suo più grande maestro letterario Henry Fielding: ‘The Life and Death of Jonathan Wild, the Great’.
Nel terzo capitolo, viene analizzato il concetto di eroe-gentiluomo dell’epoca Vittoriana, comparandolo, nello specifico, con le opere iniziali dello stesso Thackeray: ‘Fatal Books’ e ‘The Book of Snobs’. Successivamente, si passa ad un’analisi dettagliata del personaggio di Barry Lyndon, con particolare attenzione alla sua caratterizzazione di gentiluomo irlandese, abile nel gioco d’azzardo, nella ricerca e sfruttamento di ricche ereditiere, e soldato scapestrato che viveva una vita di dissolutezza. Si analizza la sua figura di anti-eroe, poiché, per quanto Thackeray sembri, ad una lettura superficiale, dipingerlo come un eroe non canonico, l’idea che sottende è il suo ‘anti-eroismo’, che si evince dalle sue azioni meschine che lo porteranno, alla fine del romanzo, al miserabile epilogo della sua morte triste e solitaria nella Fleet Prison.
Il capitolo termina con un confronto tra Barry Lyndon, e la protagonista femminile dell’opera più famosa di Thackeray, ‘Vanity Fair’: Becky Sharp. Anche nel caso di Becky, vi è una breve analisi del personaggio con particolare attenzione all’anti-eroismo. Barry e Becky sono al contempo la nemesi dell’anti-eroe, uno maschile e l’altra femminile, le due facce della stessa medaglia, con una lieve differenza: Barry, al contrario di Becky, non è immorale, bensì amorale.