dc.contributor.advisor |
Panozzo, Fabrizio |
it_IT |
dc.contributor.author |
Carmellino, Francesca <1990> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2017-02-22 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2017-05-08T03:51:07Z |
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dc.date.issued |
2017-03-16 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/10131 |
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dc.description.abstract |
Questo elaborato si pone l’obbiettivo di trattare il cambiamento culturale, strutturale e artistico avvenuto a Berlino dopo la caduta del muro inserendo la città nel contesto teorico della New Economy e delle città creative.
Si ripercorrono le principali tappe storiche, strettamente collegate ai mutamenti artistici, per capire la modalità di sviluppo odierna. La città tedesca dopo il 1989 venne lasciata in una profonda crisi sia economica che sociale a cui ancora oggi bisogna far fronte.
Particolare interesse lo si pone sui territori sottratti nella Seconda Guerra mondiale e dal governo sovietico, ormai impossibili da restituire. Questi già dai primi anni Settanta vengono riutilizzati in diverse modalità. Due sono i fenomeni che si andranno ad analizzare: l’occupazione creativa e lo sfruttamento immobiliare.
La caratteristica dominante dell'urbanistica di questa città e’ la stratificazione storica che vuole essere messa in evidenza anche nella riqualificazione urbanistica, inserendosi nel contesto teorico della città creativa. Ci si domanda poi quanto ’utilizzo di cultura e creatività non risulti una sorta di sfruttamento intellettuale rivolto alla però crescita.
Il secondo problema da affrontare e’ poi quello dello sgravo immobiliare. Molteplici strutture si ritrovano cosi ad essere rilevate da grandi compagnie commerciali e ad essere completamente rase al suolo e poi ricostruite. Lo scenario artistico berlinese dopo la sua grande fioritura negli anni venti trova un profondo assestamento con l’arte razionale e controllata del regime, per poi rifiorire nuovamente nella cultura underground. Qui infatti, nei luoghi abbandonati, si trova quella che e’ un'arte che utilizza i muri come tele e i luoghi abbandonati come atelier. L’occupazione creativa cerca di proteggere questo tipo di cultura, mentre la maggiorate delle gallerie esistenti tentano di inserirla in un contesto più privato e rivolto poi all’aspetto economico.
Dagli anni 2000 la città tedesca si inserisce in piani economici europei per far fronte a quella che era stata la crisi post-unificazione, proponendosi così come città creativa. La società che si delinea nei cambiamenti inseriti in quella che viene definita la nuova economia accompagnano una sorta di smaterializzazione dei contenuti in cui le risorse principali diventano conoscenza e innovazione. In una città come quella di Berlino importante non e’ solo la smaterializzazione delle risorse ma soprattutto un utilizzo nuovo di ciò che gia era presente. Questo tipo di evoluzione lo possiamo riconoscere nei tre casi di indagine presi in considerazione: La Sammlung Boros collection (costruita all’interno di un bunker), L’Hamburger Bahnhof (vecchia stazione di treni) e Teufelsberg (una base militare abbandonata). Nella fine dell'elaborato ci si chiederà per quanto a lungo Berlino riuscirà ancora a supportare i cambiamenti dei propri territori e quanto questo non stia nuocendo realmente a quello che sono tradizione e cultura. |
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dc.language.iso |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Francesca Carmellino, 2017 |
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dc.title |
Gli spazi vuoti e la città creativa
Il caso di Berlino |
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dc.title.alternative |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Economia e gestione delle arti e delle attività culturali |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali |
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dc.description.academicyear |
2015/2016, sessione straordinaria |
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dc.rights.accessrights |
closedAccess |
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dc.thesis.matricno |
855457 |
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dc.subject.miur |
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dc.description.note |
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it_IT |
dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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it_IT |
dc.date.embargoend |
10000-01-01 |
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dc.provenance.upload |
Francesca Carmellino (855457@stud.unive.it), 2017-02-22 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Fabrizio Panozzo (bauhaus@unive.it), 2017-03-06 |
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