Abstract:
Il sistema economico globale è investito da un cambiamento nel paradigma di accumulazione del capitale, il cui fulcro si trova nelle capacità astratte e moltiplicative della finanza. Questo mutamento ha generato un’intensa serie di espulsioni di persone dai sistemi economico-politici Occidentali. La dinamica, descritta da Saskia Sassen in Espulsioni, è trasposta da questo lavoro nell’ambito della politica migratoria europea. L’approccio Hotspot e i centri che ne sono scaturiti si collocano al centro dell’analisi proposta, in quanto rappresentativi delle dinamiche di espulsione che, in maniera crescente, caratterizzano la politica migratoria europea. La prima parte di questo lavoro costruisce un resoconto dell’apertura dei centri Hotspot in Italia, attraverso l’analisi sequenziale dei documenti che ne hanno permesso l’attivazione. Si prendono dunque in esame i documenti politici e amministrativi che ne hanno dato avvio, documenti rivelatisi privi di ogni investitura legislativa. Segue un’analisi delle carenze strutturali e organizzative che hanno accompagnato l’attivazione dei centri Hotspot sin dal momento della loro apertura e una sezione dedicata ai diritti umani all’interno dei centri stessi.
La seconda parte fornisce una serie di lenti interpretative possibili dei centri Hotspot e delle dinamiche che li caratterizzano. Tali centri sono comparati a margini sistemici in cui le espulsioni descritte da Sassen diventano così chiaramente evidenti, attraverso modalità istituzionali e accelerate di smistamento. Le dinamiche di espulsione sono in grado di estromettere un numero crescente di migranti dai sistemi economici e politici, nonché di privarli di ogni possibilità di realizzazione del personale progetto di vita. In questo senso, l’indagine prosegue nel tentativo di comprendere gli effetti che la politica migratoria espulsiva produce sui soggetti migranti. Contestualmente, si è scelto di interpretare la soggettività migrante come corpo migrante, al fine di analizzare la presa incisiva del potere sui corpi. La violenza pura esercitata sui corpi migranti è celata di volta in volta da narrazioni di emergenza o di sicurezza, grazie alle quali il potere è ripetutamente giustificato. Le narrazioni diffuse sono, a loro volta, strettamente vincolate a corrispondenti politiche di sicurezza, dotate di sistemi di deterrenza come di fronte ad un nemico che sono giunte, in casi estremi ed eccezionali, a pianificare atti di assassinio per omissione.
La rilevanza dei corpi migranti, intesi come soggettività, si conferma con la parte conclusiva di ricerca sul campo. La finalità della ricerca è stata di ricostruire il percorso dei migranti all'interno dei centri Hotspot, attraverso la testimonianza diretta dei migranti che, in un periodo precedente, vi erano transitati e attraverso alcune interviste ad operatori legali e attivisti che operano per associazioni di monitoraggio delle prassi interne ai centri in Sicilia e Puglia. Il principale strumento di ricerca utilizzato è stato l'indagine sociologica di tipo qualitativo, elaborata attraverso interviste orali registrate a richiedenti asilo e ad alcuni attivisti di Campagna Welcome Taranto e Borderline Sicilia. Al fine di bilanciare la ricerca, ho intervistato alcuni migranti che, per scelta personale o per espulsione, non hanno richiesto la protezione internazionale in Italia. Per incontrarli mi sono recata a Como, all'interno del campo non istituzionale al confine con la Svizzera, dove ho intervistato piccoli gruppi di migranti sudanesi ed eritrei. La ricerca sul campo mi ha permesso di confermare, con fonti dirette, molti elementi dell'analisi svolta in precedenza e di aggiungerne altri inaspettati e allarmanti, che hanno fatto emergere con evidenza l'impatto del potere e della violenza sui corpi migranti.